Il cerchio rotto
La storia di un gruppo di ragazzi ventenni, colmi di vuoto e presi dal vortice dettato dal bisogno, socialmente imposto, di affermare a tutti i costi la propria enorme “visibilità”; eccoli passare tranquillamente dalla banalità dello sballo all’orrore più estremo e grottesco.
The broken circle
The story of a group of youngsters on their twenties , to the utmost of emptiness and caught up in a sort of impelling urgency, socially imposed, to state at all costs their shocking “visibility”; there they easily cross the line past the banality of being stoned out to the most extreme and grotesque horror.
La nascita di Rivoluzione
La nascita di Rivoluzione è la pièce di Sarah Revoltella che si interroga sui meccanismi teatrali della politica che sottendono al mondo contemporaneo. Quello che accade nelle piazze e nei salotti, viene grottescamente traslato in una "sala parto". L'azione, in questo caso, si fa specchio denunciando una politica molto simile ad una performance grottesca che ha come fine ultimo, quello di affascinare il suo pubblico.
La nascita di Rivoluzione descrive la lunga gestazione di una donna incinta che non riesce a partorire perchè il bambino, Rivoluzione, non vuole nascere. Rivoluzione ha paura del mondo che percepisce come ostile e decide di crescere all'ombra del ventre materno, in una capsula protetta che gli consente un ampio raggio di manovra. La vicenda si complica nel momento in cui il bambino sarà costretto a nascere comunque per sopravvivere.
Il sistema di scatole cinesi che propone Sarah Revoltella mette a nudo l'azione, intesa come un atto paradossale che non diventa mai teatro, perchè lei stessa è comunque in scena, presenza costante e disturbante che prende le distanze dalla performance in senso stretto, denunciandone tutta l'implicita teatralità. Gli attori giocano con l'artista che a sua volte gioca con loro, in un esplosivo cortocircuito di azioni che rimandano ad un delirante gioco di specchi. Il lavoro con gli attori, tutti professionisti, che si basano sul testo teatrale approntando in soli tre giorni tutto il lavoro, mira a spezzare l'incanto catartico, il lato seducente di ogni performance, partendo dal presupposto che l'artista, per compiere un'azione, non può fare altro che spingersi all'estremo, dichiarando la perversione, la grottesca epifania di ogni movimento, nella delirante emergenza di una messa in scena che sottende la nascita di ogni Rivoluzione.
La Gabbia
L'installazione teatrale “La Gabbia” è un'opera inedita avanguardia, la pièce chiude la raccolta di racconti Macedonia pubblicata dall'autrice nel 2010 (ed. Zel); della quale ogni racconto sta diventando un'opera d'arte, teatrale o cinematografica.
L’opera descrive la progressione di una giovane donna che per difendersi dalla crudeltà del mondo, smette di confrontarsi con l’esterno e accetta di farsi imprigionare nella gabbia delle proprie paure. Il monologo inizia con la protagonista che chiama il fabbro per assicurare la serratura della porta che chiude male. Successivamente il fabbro, che si trasforma in una sorta di alter-ego silenzioso della protagonista incarnando la risposta del mondo esterno nei riguardi della paura, la induce ad aggiungere delle barriere sempre più impenetrabili per proteggersi dagli eventuali pericoli che la circondano. La scena inizialmente nuda, nella quale appaiono e scompaiono alcuni personaggi (la cassiera del supermercato, i due bulli del quartiere), si risolve alla fine in un groviglio di strutture metalliche che rinchiudono la ragazza in uno spazio inavvicinabile: tale spazio, se da un lato la difende dagli ipotetici avventori, dall’altro finisce per isolarla completamente determinandone la morte.
L'autrice affronta il tema della paura al femminile nei confronti dell'universo maschile, ma anche la paura in generale verso mondo esterno; interrogandosi sugli elementi che spingono le persone, in questo caso una donna, ad aderire preventivamente ad una sorta di chiusura nei confronti della vita.
La Gabbia
Testo e Regia di Sarah Revoltella.
L'installazione teatrale “La Gabbia” è un'opera inedita avanguardia, la pièce chiude la raccolta di racconti Macedonia pubblicata dall'autrice nel 2010 (ed. Zel); della quale ogni racconto sta diventando un'opera d'arte, teatrale o cinematografica.
L’opera descrive la progressione di una giovane donna che per difendersi dalla crudeltà del mondo, smette di confrontarsi con l’esterno e accetta di farsi imprigionare nella gabbia delle proprie paure. Il monologo inizia con la protagonista che chiama il fabbro per assicurare la serratura della porta che chiude male. Successivamente il fabbro, che si trasforma in una sorta di alter-ego silenzioso della protagonista incarnando la risposta del mondo esterno nei riguardi della paura, la induce ad aggiungere delle barriere sempre più impenetrabili per proteggersi dagli eventuali pericoli che la circondano. La scena inizialmente nuda, nella quale appaiono e scompaiono alcuni personaggi (la cassiera del supermercato, i due bulli del quartiere), si risolve alla fine in un groviglio di strutture metalliche che rinchiudono la ragazza in uno spazio inavvicinabile: tale spazio, se da un lato la difende dagli ipotetici avventori, dall’altro finisce per isolarla completamente determinandone la morte.
L'autrice affronta il tema della paura al femminile nei confronti dell'universo maschile, ma anche la paura in generale verso mondo esterno; interrogandosi sugli elementi che spingono le persone, in questo caso una donna, ad aderire preventivamente ad una sorta di chiusura nei confronti della vita.
La gabbia misura (4L x 4P x 3mtH).
Musiche originali di Francesco Ronzon.
The Cage
Text and Production by Sarah Revoltella
The Theatrical installation “The Cage” is an avant-garde new work , la pièce ends up the collection of short stories Macedonia published by the author in 2010 (Zel ed.);from which each tale is becoming a work of art, theatrical or film.
The work describes the progression of a young woman who, to defend herself from the cruelty of the world, stops comparing with the outside world and accepts to be jailed in a self made cage..
The monologue starts with the protagonist who calls the smith to safe the door-lock shutting badly. Later the smith, a sort of silent alter-ego embodying her fears, leads her to add some barriers more and more impenetrable to protect herself from possible surrounding dangers. That’s why, what appears at a first glance as a harmless precautionary measure, discloses after all as an absurd jail. The scene opens empty, develops with some characters moving up and down ( the supermarket cashier, the two toughs of the quarter) and consists in the end in a knot of metal structure surrounding the girl in an unapproachable space. Such a space, if on one side is a defence from hypothetical foreigners, on the other ends up isolating herself totally and causing her actual death .
The author faces the theme of addictions and fear toward outside world; looking into factors pushing people, see woman here, to adhere beforehand to a sort of progressive closure facing others and life itself
The cage size: (4L x 4P x 3mtH).
The original music has been composed by Francesco Ronzon.
8 Febbraio
Il cortometraggio 8 febbraio, riferendosi al primo moto rivoluzionario del 1848 in Europa, racconta un episodio significativo della storia risorgimentale italiana ed europea. La vicenda, descrive le tre giornate cruciali che videro l’accorpamento dei cittadini e degli studenti padovani contro il governo austriaco. Punto di ritrovo di questi rivoluzionari erano: il celebre Caffè Pedrocchi, il palazzo del Bo’ sede dell’Università di Padova e lo storico Palazzo Papafava dei Carraresi. Il taglio della storia, illustrando l’eterogeneità delle forze politiche che si coagularono in quei giorni, evidenzia le differenti pulsioni che provocarono la rivolta. L’analisi risorgimentale dell’autrice, restando fedele alle notizie storiche riportate nell’autobiografia di Alberto Mario, evidenzia i differenti gruppi sociali cercando di raffigurare il quadro d’insieme e le sinergie che operarono all’epoca.